Quando a fine gennaio mi preoccupai perché la mia collega dalla Cina aveva intenzione di venire in ufficio a Roma per qualche settimana di lavoro, in molti mi presero in giro dandomi della esagerata. Che vuoi che sia questo virus.
Ed eccoci qui, chiusi in casa da due mesi, pronti per la fase due, e per quanto mi riguarda un altro “a da venire” (di mese), e “del domani non v’è certezza”.
Quarantena questa novità
La prima settimana in casa è stata accolta quasi con “gioia”, io che mi lamentavo sempre di passare troppo poco tempo a casa eccomi accontentata. I pro li avevo valutati tutti, ma i contro? Niente aiutante domestica, un marito in giro h24, un’abitazione suddivisa in piani ma senza porte, se non nei bagni, e che non agevola il lavoro da casa.
9 Marzo via ai blocchi di partenza!
La prima iniziativa presa da tutte le aziende ed anche dalla mia, è stato lo smart working. Da opzione che ci veniva offerta una volta a settimana è diventata la normalità, e giorno dopo giorno abbiamo trasformato gli incontri da reali a virtuali. Anche la pausa caffè con i colleghi, che è stata una delle prime routine alle quali non abbiamo rinunciato, è diventata una Zoom Cofee!
La prima regola, mantenere le routine.
E’ stato naturale e spontaneo mantenere le routine, una sorta di istinto di sopravvivenza che mi ha fatto capire che se così non avessi fatto, la convivenza h24 modello “grande fratello” sarebbe stata devastante.
Sveglia con una mezz’ora in più’ di sonno , colazione insieme, poi i saluti. Tempo di commuting per me 30 secondi – giusto quello che serve per percorrere la rampa di scale che separa il soggiorno dalla camera da letto – per Cconfort zero, perché il suo ufficio è il soggiorno.
A metà mattina una breve pausa per la merenda, poi di nuovo in postazione. E ringrazio la mia attitudine a voler rimandare spesso le cose che proprio non ho voglia di fare., perché questa volta è stata provvidenziale. Il tavolo da campeggio preso in prestito dall’ufficio e mai restituito , da ormai due mesi è diventato la mia scrivania. Arruginita e un pò sbilenca ma che assolve egregiamente alle sue funzioni.
Pausa pranzo libera, ognuno fa per se, niente smancerie, piatti tovagliette e amore che ti va di mangiare. Così era prima e così è anche adesso, incluse le pause pranzo davanti al pc . Ai tempi del coronavirus la famosa scusa , a pranzo ho un appuntamento e al meeting proprio non posso partecipare è poco credibile. E chi dice che bello lavorare da casa, è perché non l’ha mai fatto prima.
Le ore che separano dalla cena prevedono un’altro breve break per la merenda, consumata rigorosamente ognuno nel suo “ufficio”.
Ci si incontra quindi alle 20.30, nel bene e nel male le routine sono state mantenute, e quindi tranne eventi straordinari ( e questo scusate non lo e’?) a me il duro compito della nutrizione quotidiana.
Dal 6 aprile non ci fa piu’ compagnia un Posto al Sole (ebbene si lo vediamo anche noi…mica possiamo essere perfetti in tutto!) e quindi ci toccherà parlare durante la cena!
Il fit out come gestirlo
Trovare gioia in ogni piccola cosa, questa la regola che mi sono data da sempre, ora piu’ che mai. Non sono un tipo da Vestaglia, piuttosto da maglioni comodi, e il pigiama anche se raramente non lo disdegno.
Ma come ha detto qualche giorno fa durante un web in air il coach Sebastiano Zanollì, se affronti la giornata in pigiama, aspettati risultati da pigiama. Ho rispolverato quindi cerchietti improbabili , foulard da prima repubblica, e magliette dei “tempi d’oro”, poco adatte all’ufficio ma deliziose per lavorare da casa.
Il trucco? Il rossetto e un pò di colore per le zoom call importanti, e look naturale per gli altri giorni. Sono una beauty pigrona, e se posso rendere la fase strucco di fine giornata più’ semplice, perché non approfittarne!
Le piccole gioie della giornata
Quando ho scoperto che quel gran pezzo di gnoccolone di BOB SINCLAR avrebbe mixato in diretta tutti i giorni dalle 14.00 alle 15.00 ho trovato un motivo in più per riprendere il lavoro con puntualità e superare il momento del “down” in modo convulsivo (nel vero senso della parola!). Certo ogni tanto dal piano di sotto arriva qualche urlo per i miei piedi che battono il ritmo, ma un’ora passa in fretta e che vuoi che sia!
Ah..dice la mia collega che lui è basso…vabbè che dite ci possiamo passare sopra?
Alle 18.30 appuntamento con IMPACTO TRAINING ; come dite? lo sport non è una gioia ma un sacrificio? Risposta sbagliata, perché l’attività fisica fa bene all’umore (e non mi raccontate che in questo periodo siete tutti al settimo cielo!)
Una piccola parentesi va aperta sui GRUPPI WHAT’S UP. Ne abbiamo battezzato uno nuovo, con i colleghi della stanza, chiamato BRAIN PAUSE. Non ho mai riso cosi tanto come guardando i video e le vignette che mi sono arrivate. Unica regola per farne parte: niente commenti!
Finire un cantiere comodamente da casa via Skype si può
Se me lo avessero detto non ci avrei creduto, che chiusa in bagno in call, mentre sul web spopolava la visita virtuale degli Uffizi, io avrei girato il negozio di Kuwait Avenues alla ricerca di Led spenti e tavoli fuori posto.
E fu cosi che l’11 Marzo ho aperto il primo negozio da quando sono responsabile del Medio Oriente. Erano due anni che immaginavo questo momento, forse avrei dovuto desiderarlo “anche un pò meno”, e magari sarei riuscita a consegnarlo di persona!
La spesa e la mascherina ai tempi dell’allergia
Avete presente una piuma che vi solletica il naso mentre lentamente scende una gocciolina? Ecco cosa significa avere l’allergia e portare una mascherina in coda per fare la spesa. Vi tralascio i dettagli dello starnuto con mascherina, la difficolta di soffiarsi il naso cercando di capire come spostarla, il tutto osservati come foste il paziente zero.
Epilogo
Di cose ne sono successe tante, una fra tutte il mio compleanno il 19 Marzo in piena quarantena, e meno male che lo scorso anno avevamo festeggiato da Heinz Beck che vale per due!
E che anche io ho avuto i miei momenti di sconforto. Avevo bisogno di vita, in un momento in cui intorno c’era solo morte; avevo bisogno di speranza, quella che nessuno riusciva a darci i primi giorni. Avevo bisogno di sorridere tra una lacrima e l’altra.
Non starò qui a rimuginare sull’essere diventati migliori o aver fatto tesoro di questa esperienza (che per quanto mi riguarda non considero finita) , ma so che questa quarantena mi ha dato l’opportunità di fare chiarezza su quanto sia importante nella mia vita rispettare la mia etica ed i valori in cui credo.
E se per qualche motivo questo principio è venuto meno, allora è arrivato il momento di prendere coraggio e gettare le basi per andare oltre.
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